Pioniere dei viaggi avventurosi e protagonista di grandi imprese, nel 1893 compì il viaggissimo Milano-Londra-Chicago-Londra-Milano in bicicletta. Luigi Masetti era un poeta del viaggio, un eroe del fango e della polvere, un ciclista che riuniva le folle al suo passaggio. L'anarchico delle due ruote, così il fondatore del Corriere della Sera definì il primo cicloviaggiatore del quale si abbia memoria. Il resoconto del suo viaggio venne pubblicato a puntate sulle pagine del Corriere della Sera e un suo lungo ritratto apparve sulla rivista del Touring Club Italiano.
Dal Polesine, dove nasce e trascorre la prima giovinezza, Masetti si trasferisce a Milano e da qui esplora il mondo di fine Ottocento dalla sella della bici. Attraversa Stati Uniti, Francia, Spagna, Germania, Russia, Medio Oriente; incontra e conosce il presidente degli Stati Uniti e conversa amabilmente con Tolstoj. Di lui scompaiono tracce e testimonianze nei primi anni del Novecento.
Nel 1892 compie un giro cicloturistico d‘Europa (Milano-Parigi-Berlino-Vienna-Milano), nel 1893 Milano-Londra-New York-Chicago-Milano (il viaggissimo, come venne allora definito). È l‘inizio della carriera del biciclettista più famoso e amato d‘Italia, dei resoconti e dei ritratti che appaiono su diversi periodici e che ne fanno il poeta del bicicletto in un‘epoca in cui strade e cieli e mari cominciano a popolarsi di mostri meccanici. Seguiranno altri viaggissimi: Alpi-Piramidi-Milano, Ceuta – Capo Nord - Bosforo ecc. Durante queste scorribande incontrerà diversi personaggi e ne riferirà con passione, la stessa che profonde per centinaia d’altre persone. I suoi percorsi sembrano studiati per incontrare culture e tradizioni e stabilire un equilibrio tra corpo/spirito e mezzo meccanico. Di lui scompaiono, improvvisamente, testimonianze e documentazioni nei primi anni del Novecento.
Al paese natale non esiste una sola traccia della sua nascita, né una lapide. Non gli hanno dedicato un vicolo, né è resistita la memoria delle sue imprese che richiamavano centinaia di persone ad ogni sua partenza, passaggio e arrivo.
Masetti, oggi, risalta per il desiderio d‘appartenere a un mondo che tende a scomparire e per una tenacia che lascia intuire profondi valori. Vi appare la sportività, la testardaggine, la cultura, l‘amore per la natura, il mondo e le persone che lo circondano, persino un certo impegno politico che lo lega all‘opera del recanatese Nicola Badaloni, all‘epoca medico condotto a Trecenta. Non solo: Masetti è un poeta, un anarchico del bicicletto, un piacevole narratore. Una sorpresa per chi ebbe la fortuna di incontrarlo e ascoltare i suoni e ritmi prodotti dalla sua inseparabile ocarina. Egli incanta e trasmette sensazioni particolari ancora oggi, proponendo la sua figura e le sue imprese. Ai giovani e a chi ama mirare il mondo percorrendolo slowly, pedalata dopo pedalata. A ben vedere, in questo suo ciclovagare si percepisce l’errante di fine Ottocento e primo Novecento che tante testimonianze ha lasciato nell’ambito letterario e artistico.
Milano e la Lombardia divennero per Luigi Masetti luogo d‘adozione e di vita. Dal capoluogo milanese si irradiò tutta la sua attività sportiva e la sua avventura umana. Un emigrante polesano, antesignano delle migliaia di conterranei che, dopo l’alluvione del 1951, si rifugiarono nella regione lombarda mettendoci profonde radici. Un messaggero dell’italianità lungo le strade delle Nazioni e Continenti che percorreva.
Esistono diverse ipotesi sulla scomparsa di Luigi Masetti e sull’oblio che ne ha sommerso imprese e figura. Non vogliamo credere che il mitico ciclista trecentano, tanto caro alle folle, sia deceduto a Milano nel 1940. Luigi Masetti non può aver chiuso gli occhi ultrasettantenne su un comune letto, circondato dai propri cari: lui e gli altri eroi del bicicletto esalarono l’ultimo respiro accanto al loro mezzo meccanico, lo sguardo spalancato sul mondo che percorsero e amarono, superando le abitudini e l’inerzia quotidiana.