Heat Moon William Least, Chi può dire quando comincia un viaggio

Heat Moon William Least, Chi può dire quando comincia un viaggio

- Ecco come si comincia, - disse il mio amico, un marinaio d'acque profonde, uno di quelli che chiamerò Pilotis. Naturalmente non era quello il vero inizio. Chi può dire quando comincia un viaggio - non il movimento, ma il sogno del viaggio, che preme per farsi strada verso la realtà? Per questo viaggio in particolare posso citare un possibile incipit: sono un lettore di cartine, di solito non si tratta di carte nautiche, ma di carte stradali. Leggo le cartine come altri leggono le Sacre Scritture, lo stesso testo più e più volte, alla ricerca di una rivelazione; i libri che ho scritto cominciano tutti col mio sguardo che vaga sulle cartine del territorio americano. A casa ho un vecchio atlante stradale, talmente consumato che l'ho fatto rilegare, le pagine sono cosi lisce per quanto le ho tenute fra le dita che sospirano quando le giro. Ho evidenziato in giallo ogni strada che ho percorso, le pagine sono fitte di segni, ormai posso dire di aver visitato tutte le contee degli Stati Uniti continentali, Alaska esclusa, tranne una manciata nel profondo Sud dove andrò ben presto. Mettete un dito a caso su un punto qualsiasi della cartina degli Stati Uniti e io ci sono stato, o comunque sono stato a non più di quaranta chilometri di distanza, con l'eccezione dei deserti del Nevada, dove lo scarto può essere doppio. Non l'ho fatto di proposito, è capitato da sé, in quarant' anni dedicati a memorizzare il volto dell' America. Se qualcuno parla di Pawtucket o Cross Creek o Marfa voglio che mi appaia un'immagine dei miei viaggi; quando leggo luogo e data all'inizio di un articolo di giornale su Jackson Hole voglio che sia presente dentro di me l'orizzonte frastagliato del Teton e un penetrante profumo di pinon. Un abitante della Pennsylvania potrebbe chiedermi «Hai visto la taverna storica di Scenery Hill ?». E io voglio potergli rispondere: «Come sta il fantasma? Sono sempre buoni i cartocci di lievito?» Le parole che maggiormente hanno influenzato la mia vita sono quelle dell'autorevole Thomas Fuller, illustre storico della vecchia Inghilterra: «Conosci più che puoi il tuo paese d'origine prima di affacciarti oltre i suoi confini».
Vent' anni fa avevo già percorso cosi tanti chilometri di strade americane che sapevo ormai in agguato il giorno in cui non avrei più potuto prendere il volo verso posti nuovi - come Huck Finn, originario del Missouri come me, nonché viaggiatore fluviale. Fu allora che notai la ragnatela di linee azzurro pallido che ricamavano il mio atlante come vene varicose. Erano fiumi. Cominciai a seguire col dito quelle contorsioni, alla ricerca di un modo per attraversare l'America in barca. Dapprima fui semplicemente curioso di sapere se fosse possibile o meno effettuare un simile viaggio senza uscire dall'acqua troppe volte e per tratti troppo lunghi, ma poi presi a pensare con interesse crescente a come sarebbe apparsa l'America vista dai fiumi e a desiderare di poter osservare quei luoghi segreti nascosti a chi viaggia sulle strade. Un viaggio del genere mi avrebbe permesso senz' altro di accedere a nuovi territori e a più vaste conoscenze, ma non fui capace di trovare una via fluviale attraverso il continente che non comportasse molti chilometri di trasbordo e un ampio ricorso ad acque di frontiera - il Golfo del Messico o i Grandi Laghi. Io volevo una via che solcasse la nazione dall'interno.

Heat Moon, William Least. Nikawa diario di bordo di una navigazione attraverso l’America. Torino: Einaudi, 2002.