Nella primavera del 1994, Luther Blissett, attraverso una campagna mediatica fatta di azioni, proclami, rivendicazioni e smentite, sconvolge la vita quotidiana, gli ambienti artistici, la lotta studentesca, i quotidiani e le radio bolognesi tastando la vulnerabilità dei media ufficiali.
Durante l’estate, Alberto Rizzi, poeta e mail artista, invia una lettera a Vittore Baroni e Piermario Ciani tentando di coinvolgerli in un’azione di Luther Blissett verso la televisione di Stato:
Caro Piermario,
sto partecipando al progetto -Luther Blissett- con i -Transmaniaci- di Bologna e curando una iniziativa che si propone di mettere il dito nella piaga di quanti, tra i media, usano il dolore e la violazione della privacy per produrre audience. In pratica si tratta di organizzare la scomparsa di questo finto personaggio e pubblicizzarla tramite affissioni, segnalazioni ai giornali, ecc. fino ad arrivare, se fosse possibile, a Chi l’ha visto? Ci serve unresponsabile che gestisca queste cose e che ci faccia da -frontman-, una persona determinata, credibile agli occhi del pubblico, che segua le nostre indicazioni e non sia direttamente riconducibile al gruppo di Bologna. Se ti senti interessato, telefonami, altrimenti butta via tutto e scordatene, senza passare la cosa ad altri mailartisti.
Saluti Alberto Rizzi.
Durante le feste natalizie Alberto Rizzi e alcuni giovani amici arrivano a casa di Ciani
«Nel giro di mezzora era tutto fatto e dopo un paio di giorni me ne sono andato in vacanza tranquillo, pensando che ci saremmo scritti, poi ci saremmo rivisti… il tutto senza fretta. Invece una settimana dopo, al mio ritorno, trovo i ritagli di giornale che mi aveva messo da parte mio padre e il telefono che squillava di continuo per cercare notizie, conferme… l’Ansa, Onde Furlane, Chi l’ha visto?»
Luther Blissett aveva inventato un virtuale illusionista inglese di nome Harry Kipper e aveva fatto girare in internet l’unica foto disponibile. Molti poi avevano aggiunto una serie di interviste e dichiarazioni inventate facendo crescere la leggenda metropolitana di questo artista, conosciuto nel suo ambiente col nome d’arte di Luther Blissett, che si era messo in viaggio per l’Europa in mountain-bike con l’intento di tracciare la parola ART sulla mappa del continente in un esercizio di psicogeografia.
Durante il Natale del 1994 le strade furono letteralmente invase dai volantini che annunciavano la scomparsa di Kipper e si sa che, se c’è odore di scoop giornalistico, i mass media non ci mettono tanto ad abboccare. La notizia così inizia a rimbalzare dall’ANSA ai quotidiani locali e nazionali finché anche la RAI, con l’apposita trasmissione di ricerca degli scomparsi “Chi l’ha visto?”, abbocca all’amo della beffa.
La trasmissione invia una troupe a Bologna dove trova gli amici di Kipper che lanciano un’appello per ritrovarlo. Nel frattempo altri Luther segnalano di averlo visto a Udine e la trasmissione, seguendo le tracce, raccoglie altre testimonianze fino ad arrivare a Londra dove filma i luoghi frequentati da Kipper, la sua casa e le sue opere. Tutte le riprese vengono montate e viene lanciato il promo della puntata dedicata a Kipper che però non verrà mai mandata in onda perché la trasmissione, alla fine di tutto il lavoro fatto, fa una telefonata all’ambasciata britannica e una ricerca anagrafica mirata fa scoprire che Harry Kipper non è mai esistito, che tutto era falso. Qualche giorno dopo Luther Blissett rivendicherà la beffa svelandone tutti i retroscena.
L’appetibilità della sparizione di Harry Kipper nasceva dal fatto che si trattava di un personaggio originale, e l’ambiente in cui si muoveva lo era altrettanto: artisti sui generis, radio indipendenti, gruppi giovanili, sottoculture. La storia da raccontare era anch’essa molto accattivante.
Quando si è trovata sui luoghi attraversati da Kipper, la troupe della Rai ha potuto raccogliere prove concrete e testimonianze del suo passaggio: gente che lo aveva ospitato, amici, oggetti dimenticati, ecc. Questo era il nucleo verificabile della notizia: i segni del passaggio e dell’esistenza di Harry Kipper. Quello che i cacciatori-talpe non potevano prevedere era che queste prove erano state costruite ad hoc. La coordinazione tra i tre gruppi di truffatori (Bologna, Udine, Londra) ha dato il tocco finale di verosimiglianza a tutta la costruzione. Poco importa che il servizio sulla sparizione di Kipper non sia andato in onda, perché si erano già raccolti tutti gli elementi necessari per trasformare in zimbelli i segugi di “Chi l’ha visto?”.
Nella trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” si celebra in maniera fin troppo scoperta una delle caratteristiche del potente: la capacità di spiare chiunque. L’animale predatore dimostra la sua superiorità su tutti gli animali che è in grado di spiare, raggiungere e afferrare. Quante più persone si è in grado di tenere sotto controllo, tante più si possono potenzialmente afferrare. Uno stato democratico e buonista non può stringere chiunque in una morsa carceraria, ma potendo determinare la posizione di qualunque cittadino ricorda a tutti che la distanza tra potenza e atto è spesso dovuta a semplici ragioni di opportunità politica. Dimostrare che le troupes di “Chi l’ha visto?” possono facilmente inseguire un fantasma, arrivando fino a Londra per cercarne le tracce, è una tappa fondamentale nel tentativo di disinnescare l’armamentario del nemico.